Ressa: Quindi le classificazioni che abbiamo dato finora si occupano dei pazienti sintomatici e basta.
Rossi: Infatti, ma il problema si amplia perché in questi ultimi anni si è fatto strada il concetto che tutti i pazienti fumatori sono a rischio di sviluppare una BPCO e che la malattia presenta un lungo periodo asintomatico in cui si può diagnosticare solo ricorrendo alla spirometria per dimostrare una riduzione del FEV1.
Ressa: Io dico sempre al paziente che la sua superficie polmonare è pari a una casa di medie dimensioni (100 mq) il cui pavimento è fatto di piastrelle, ogni piastrella è una camera respiratoria. Poi mi metto in piedi e faccio dei saltelli qua e là sul pavimento dello studio dicendo:” Vede, il fumo fa questo, rompe le piastrelle per sempre e non abbiamo una medicina che le incolla di nuovo, quando la sua “casa respiratoria” sarà ridotta a 50 metri quadri lei verrà da me con affanno e limitazione di movimento, si sentirà “stretto” in quella piccola abitazione ma io non potrò farci nulla!” E’ un discorso un po' banale ma di solito viene compreso.
Rossi: La classificazione [1], secondo le linee guida GOLD (= Global Initiative for Chronic Obstructive Lung Disease) è di tipo puramente funzionale perché basata principalmente sulle prove di funzionalità respiratoria. Si distinguono 4 fasce di FEV1. Se il FEV1 è >= 80% si parla di classe 0 se i sintomi sono assenti e di classe I se i sintomi sono presenti.
Ressa: Scusa Rossi, ma se il FEV1 è > 80% e non ci sono sintomi come si fa a parlare di malattia?
Rossi: La classe 0 individua i soggetti a rischio (per esempio i fumatori). Se il FEV 1 è compreso tra 50% e 79% e i sintomi sono presenti si parla di classe II, se il FEV1 è compreso tra 30% e 49% e i sintomi sono importanti si parla di classe III e se il FEV1 è inferiore al 30% e i sintomi sono molto gravi si parla di classe IV.