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L'insonnia
Inserito il 26 febbraio 2006 alle 13:28:00 da R. Rossi. | stampa in pdf | Commenta questo capitolo | Consulta il tutorial pdf su come navigare il manuale al meglio
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Ressa:
Al di là delle buone intenzioni o delle dichiarazioni di principio non resta però che constatare come l’approccio non farmacologico sia difficile. L’esperienza quotidiana dimostra che consigli di questo tipo, condivisibili in linea di principio, non vengono attuati che parzialmente e incostantemente dai pazienti, con risultati scarsi.

Rossi:
E' proprio così, e allora non resta che aggrapparsi ai farmaci.

Ressa:
Come rispondere perciò al paziente che ritiene di dover/poter alleviare “subito” il suo disturbo?

Rossi:
La terapia farmacologia, giudicata spesso una scorciatoia impropria, rappresenta a mio parere una risposta appropriata/possibile e soprattutto spesso l’unica realistica.
Esistono essenzialmente due tipi di farmaci che vengono usati per il trattamento dell’insonnia: gli ipnotici ansiolitici (benzodiazepine) e quelli non ansiolitici (i cosiddetti farmaci Z: zolpidem, zaleplon e zopiclone). I barbiturici sono stati ormai abbandonati [1].
Anche se non ci sono pochi dati al proposito, nelle forme lievi può essere usata la valeriana, talora utile grazie alla sua blanda azione ansiolitica [1].
Gli ipnotici non ansiolitici non sono necessariamente più sicuri delle benzodiazepine né ci sono dati per affermare che, nell’uomo, siano più efficaci. Destano preoccupazione i risultati di uno studio secondo cui lo zolpidem aumenta il rischio di fratture di femore negli anziani rispetto alle benzodiazepine e ad altri psicofarmaci [2] ma si tratta di un dato che richiede conferme.
 
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