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L'insonnia |
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pag 9
Rossi: Alcune precauzioni possono aiutare a ridurre il fenomeno di tachifilassi e il rischio di dipendenza: Usare i dosaggi più bassi efficaci Scegliere benzodiazepine a breve emivita e senza metaboliti (per es. temazepam, lorazepam, triazolam, brotezolam) Rivedere periodicamente la necessità del trattamento e proporre periodi di sospensione Sospendere i farmaci gradualmente Consigliare somministrazioni intermittenti (3-4 giorni alla settimana) Gli ipnotici non benzodiazepinici (zolpidem, zaleplon, zopiclone) potrebbero essere una alternativa alle benzodiazepine nel trattamento a lungo termine dell’insonnia perché hanno probabilmente minori rischi di dipendenza e causano meno frequentemente insonnia rebound alla sospensione Il passaggio da una benzodiazepina ad un ipnotico non benzodiazepinico non è ben standardizzato; è consigliabile ridurre gradualmente la dose della benzodiazepina e introdurre durante questa fase l’ipnotico non ansiolitico
Ressa: Ho sentito parlare di terapia cognitivo-comportamentale...
Rossi: La terapia cognitivo-comportamentale consiste in una serie di tecniche che portano a controllare gli stimoli che influenzano il sonno (per esempio svegliarsi sempre alla stessa ora, alzarsi dal letto se non si riesce a prender sonno dopo un lasso di tempo prestabilito, non dormire di giorno), a migliorare l'educazione all'igiene del sonno (per esempio non bere alcolici, non mangiare troppo o non fare attività fisica prima di coricarsi), ad imparare il rilassamento mucolare (contrazione e rilassamento dei muscoli in sequenza). Essa può essere eseguita sia in gruppo che sul singolo e di solito prevede l'intervento di personale specializzato. Ci sono numerosi studi [5,6,7,8,9,] che ne hanno dimostrato l'efficacia. Nello stesso tempo la terapia ipnotica negli anziani con insonnia è efficace ma l'effetto sembra modesto a scapito di effetti collaterali che possono annullarne i benefici [10]: bisogna trattare 16 pazienti con un sedativo perchè uno abbia un miglioramento della qualità del sonno ma basta trattarne 6 perchè uno abbia un effetto collaterale (torpore, astenia, incubi, nausea e disturbi gastrointestinali). Se queste sono le evidenza di letteratura però abbiamo visto che nella pratica le cose vanno diversamente. Ovviamente qualsiasi medico fornisce ai propri pazieni tutti i consigli necessari ad una buona igiene del sonno ma bisogna notare che quasi sempre si rende necessaria la prescrizione di un ipnotico. In effetti proporre una terapia cognitivo-comportamentale, specialmente al paziente anziano che ha scarsi mezzi di locomozione, si scontra con varie difficoltà, in primis la mancanza di adeguate strutture con personale specializzato per questo tipo di trattamento che richiede una forte motivazione, la disponibilità di tempo e l'accettazione che i risultati possono vedersi dopo alcune settimane.
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