Rossi: In effetti a ben guardare sono possibili tipologie diverse di pazienti. Vi sono casi con dolore importante, riduzione della mobilità, compromissione funzionale e scadimento della qualità della vita, casi che di solito interessano l'anca e il ginocchio e che spesso sono candidati all'intervento chirurgico di protesizzazione. In altri pazienti il decorso della malattia è più benigno, caratterizzato sì da periodiche riacutizzazioni che però si risolvono spontaneamente nel giro di giorni o settimane. Altri pazienti ancora lamentano una sintomatologia di tipo muscolo-scheletrico in cui l'artrosi ha una responsabilità dubbia: si tratta di persone, spesso di sesso femminile, probabilmente sofferenti di fibromialgia o di dolori di tipo posturale o meccanico. In questi casi direi che "per fortuna esiste l'artrosi" che funge da capro espiatorio verso cui sia il medico che il paziente rivolgono l'attenzione. Il medico, pur rendendosi conto che probabilmente la causa dei "dolori" è qualcosa d'altro, sfrutta la diagnosi quasi come un effetto placebo permettendo così al paziente di dare un senso ai suoi disturbi e talora anche di accettarli e imparare a convivere con essi. In molti casi però spesso assistiamo un po' a quanto abbiamo già detto a proposito della lombalgia cronica o ricorrente: pazienti che non trovando una risposta soddisfacente dal proprio MMG e dalla terapia farmacologica girano da uno specialista all'altro, provano le terapie le più varie alla ricerca di una soluzione ai loro disturbi che non riescono mai a trovare. In effetti non esiste una terapia eziologica e soddisfacente dell'artrosi.