Rossi: La terapia della lombalgia cronica è largamente insoddisfacente sia per il medico che per il paziente. Gli analgesici e i FANS danno risultati incostanti e temporanei e i malati finiscono spesso col compiere lunghe peregrinazioni tra specialisti vari, sottoponendosi a tutta una serie di trattamenti (dalla riabilitazione fisioterapica alle terapie fisiche, dall'agopuntura alle infiltrazioni, alla mesoterapia, ecc.) la cui efficacia non è ben definita (come prova il fatto che la cartella di questi pazienti registra una serie infinita di prescrizioni le più varie). I risultati degli studi sono contrastanti: per esempio uno studio ha dimostrato che le manipolazioni vertebrali non danno risultati migliori della manipolazione simulata [8], ma altri studi vanno in senso opposto [9]. L'osservazione che alla base della cronicizzazione vi possono essere fattori psicosociali ha portato a proporre l'uso degli antidepressivi che sembrano in qualche modo più efficaci del placebo [6], perlomeno nella riduzione del dolore. Però una revisione Cochrane conclude che le evidenze di superiorità degli antidepressivi rispetto al placebo non sono propriamente eclatanti [32]. Alcuni usano anche gli oppiodi ma una revisione sistematica ha dimostrato che possono essere efficaci a breve termine ma non si conoscono gli effetti nel lungo periodo e, sebbene le evidenze siano di scarsa qualità, c'è sempre in agguato il fenomeno della dipendenza [24].
Ressa: Un fatto che ho notato è che se il paziente non limita la sua attività fisica e impara in qualche modo a convivere con il suo disturbo riesce ad affrontare meglio una condizione clinica che per molti è davvero invalidante. Per questo è importante l’opera del medico che deve convincerlo che la sua patologia non nasconde malattie gravi.