Ressa: Forse è utile ricordare cosa significa questo fatto. Una specificità elevata vuol dire che pochi soggetti sani vengono diagnosticati come malati (falsi positivi) mentre caso mai la sensibilità più bassa fa sì che più soggetti malati non vengono diagnosticati (falsi negativi). Questo vuol dire anche che l'uso della terapia senza accertamenti strumentali non fa certo correre il rischio di dare PPI a troppi soggetti senza malattia.
Rossi: Esattamente. Comunque gli esami strumentali conservano un loro ruolo. La gastroscopia diventa per esempio obbligatoria se il paziente si presenta con segni o sintomi preoccupanti come per esempio un calo ponderale immotivato o uno stato anemico o un'anoressia marcata. Ancora si deve prevedere un controllo endoscopico se il paziente non risponde alla terapia prescritta. Infine l'EGDS è utile per evidenziare un’esofagite e per eseguire dei prelievi bioptici.
Ressa: Ricordo inoltre che un reflusso può essere dimostrato con una radiografia delle prime vie digerenti con pasto opaco specificando bene di effettuarla anche in posizione di Trendelenburg. Una volta sospettata la diagnosi come ci si deve comportare?
Rossi: Sono state elaborate numerose linee guida che, in soldoni, suggeriscono di iniziare con un inibitore di pompa protonica a dosaggio pieno [3]. Questo approccio funziona anche da criterio ex-juvantibus nel senso che se i sintomi scompaiono è molto probabile la diagnosi di GERD. La terapia va protratta per circa 4 settimane e poi si deve rivalutare il paziente. In associazione agli antisecretivi si usano spesso anche procinetici (metoclopramide e domperidone) che facilitano lo svuotamento gastrico.
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