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Reflusso gastro-esofageo |
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Ressa: In realtà l’unico procinetico che funzionava bene era la cisapride che fu ritirata dal commercio per aritmie pericolose verificatesi negli Stati Uniti dove usavano posologie molto alte. Posso affermare che attualmente siamo orfani di procinetici veramente efficaci. Per questo motivo io, all’inizio, prescrivo sempre una terapia combinata tra inibitore di pompa da assumere al mattina appena alzato e un protettore di barriera da assumere lontano dai pasti e la sera prima di andare a letto. Consiglio sempre alcune norme igieniche e comportamentali, per esempio abolizione del fumo e degli alcolici, evitare eccessi alimentari, cibi grassi, bevande gassate, legumi, cibi molto caldi o molto freddi, dormire con il busto rialzato (nessun paziente ci riesce, ovviamente), perdere peso, evitare di sdraiarsi subito dopo mangiato...
Rossi: Giusto, però ricordo che secondo un'ampia revisione della letteratura [19] solo due misure, la perdita di peso e il riposo con busto rialzato, hanno dimostarto di essere utili mentre nessun impatto sui sintomi o sui rilievi strumentali (PH metria e manometria esofagea) sembrano avere le variazioni della dieta, l'astensione dal fumo e dall'alcol. Nondimeno l'abitudine al fumo e l'abuso di alcol sono due note cause di gravi patologie per cui il consiglio di smettere vale sempre, indipendentemente dall'impatto sul reflusso G-E. Per quanto riguarda la dieta non si può escludere che singoli pazienti possano trarre beneficio dalla eliminzazione di uno o più cibi: in questo caso però più che il medico sarà il paziente stesso che dovrà individuare gli eventuali alimenti responsabili di una riacutizzazione della sintomatologia e cercare di astenersene.
Ressa: Andiamo avanti...
Rossi: Come dicevo prima il paziente va rivalutato dopo alcune settimane. Se c'è una buona risposta si può prevedere una terapia di mantenimento con la dose più bassa efficace di PPI, sufficiente a tenere il paziente libero da sintomi (attuando anche la terapia cosiddetta step up/step down cioè di aumento o di riduzione di dosaggio dei farmaci o anche la sospensione della terapia con successiva ripresa al bisogno in caso di recidive [13]).
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