Rossi: L'infezione batterica nei pazienti cateterizzati è sempre presente, anche nei casi in cui la tecnica di cateterizzazione sia impeccabile dal punto di vista igienico. Si è soliti consigliare, alla sostituzione del catetere, una profilassi antibiotica ma non vi sono dimostrazioni forti che tale pratica sia utile. Anche l'abitudine di eseguire lavaggi del catetere non è utile e anzi va sconsigliata in quanto potrebbe trasportare all'interno della vescica una carica batterica maggiore. Debbo dire che io attuo la profilassi antibatterica ma non faccio mai fare il lavaggio del catetere, ma dovrò rivedere il mio comportamento (vedi a questo proposito quanto detto sui cateteri vescicali nel capitolo dedicato alla cura del paziente oncologico).
Ressa: E' del tutto superfluo quindi eseguire periodiche urinocolture nei cateterizzati e le batteriurie asintomatiche non vanno trattate. Cosa bisogna fare invece?
Rossi: Curare gli episodi sintomatici (nei cateterizzati ovviamente mancano i sintomi bassi tipici della cistite mentre possono esserci febbre isolata oppure associata a dolore lungo l'uretere o in loggia renale in caso di pielonefrite). La terapia dovrebbe basarsi sui risultati dell'antibiogramma. Il paziente va incoraggiato a bere perché un'aumentata diuresi comporta un maggior flusso di urina e quindi un'azione meccanica di pulizia del catetere. Gli anziani invece, che sono i pazienti più spesso portatori di catetere vescicale a dimora, sentono poco lo stimolo della sete, per cui bisogna adeguatamente informare e attivare chi si prende cura di loro.