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Iperplasia prostatica benigna
Inserito il 26 febbraio 2006 alle 18:26:00 da R. Rossi. | stampa in pdf | Commenta questo capitolo | Consulta il tutorial pdf su come navigare il manuale al meglio
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Rossi:
La valutazione dei sintomi, gli esami di laboratorio e l'ecografia dovrebbero essere sufficienti per la diagnosi. Gli specialisti chiedono sempre anche una uroflussometria, ma si tratta di un esame poco riproducibile sul cui esito influiscono molti fattori compresi l'emotività e lo stato d'animo del paziente.

Ressa:
Non la faccio fare mai.
Veniamo alla terapia.

Rossi:
Nelle forme lievi, che non disturbano molto il paziente, si può anche non prescrivere alcun farmaco, programmando solo un monitoraggio periodico clinico ed eventualmente strumentale, invitando però il malato a riferire un aggravamento o la comparsa di sintomi nuovi. E' stato infatti dimostrato che nelle forme lievi non c'è differenza tra farmaco e placebo.

Il trattamento medico prevede l'uso di alfa-bloccanti e di inbitori della 5-reduttasi. I farmaci si usano in presenza di disturbi che infastidiscono o condizionano la vita del paziente.

Gli alfalitici si distinguono in non selettivi (doxazosina, prazosina e terazosina) e selettivi (tamsulosina e alfusozina). Essi agiscono riducendo il tono della muscolatura liscia prostatica e hanno un effetto immediato sulla sintomatologia.

Ressa:
Spesso dopo sole 48-72 ore

Rossi:
Gli effetti collaterali sono rappresentati da vertigini, ipotensione posturale e astenia.
 
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