Rossi: Bisogna tener presente che la finasteride riduce i livelli del PSA del 40-50%. Effetti collaterali sono una riduzione della libido, disturbi della eiaculazione, impotenza.
Ressa: E ginecomastia, ma sono rari per cui consiglio di non riferirli mai preventivamente al paziente perché altrimenti non la assumerà.
Rossi: Nello studio PROSPECT [2] la finasteride ha migliorato i sintomi e il flusso urinario più del placebo, anche se i miglioramenti ottenuti sembrano minori rispetto a quelli degli alfalitici. Sembra che la finasteride funzioni bene nelle ipertrofie importanti mentre gli alfalitici danno benefici anche in caso di prostate meno voluminose [3].
Ressa: Aggiungo che gli alfalitici non cambiano la storia naturale dell’iperplasia che tende ad un aumento volumetrico progressivo, quindi sono dei sintomatici
Rossi: Nello studio PLESS [4] la finasteride (5 mg/die) ha dimostrato di ridurre, rispetto al placebo, il rischio di dover essere sottoposti sia a cateterizzazione a causa di ritenzione urinaria acuta sia a intervento chirurgico dopo un follow-up di sei anni. Nello studio MOPS [5] la terapia con l'associazione finasteride/doxazosina ridusse il rischio di progressione clinica dell'ipertrofia prostatica benigna più dei singoli trattamenti. Tuttavia nello studio la progressione clinica si verificava solo nel 17% dei pazienti in trattamento con placebo e nell'80% dei casi questa progressione era dovuta ad un aumento di 4 punti dello score dell'American Urological Associaton, quindi probabilmente insignificante dal punto di vista clinico. Peraltro anche nello studio CombAT l’associazione dutasteride/tamsulosina funzionava meglio dei singoli farmaci da soli [19].