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Cancro della prostata |
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pag 10
Rossi: Questo vuol dire che, nel decidere la strategia terapeutica dopo una recidiva biochimica, se il paziente è asintomatico, vanno tenuti in conto molteplici fattori, compresa l’età’ , le malattie coesistenti, l’aspettativa di vita e le preferenze del paziente. Appare comunque ragionevole, pur in assenza di evidenze di letteratura, iniziare subito la terapia ormonale. La radioterapia viene presa in considerazione solo in presenza di condizioni ben precise: assenza di coinvolgimento scheletrico, incremento del PSA avvenuto dopo 24 mesi dall'intervento, Gleason < 8 e non coinvolgimento delle vescichette seminali all'esame istologico (National Comprehensive Cancer Network. Prostate Cancer Clinical Practice Guidelines. 1.2004. www.nccn.org) Secondo uno studio osservazionale retrospettivo [32] in caso di rediva biochimica dopo prostatectomia si potrebbe ottenere un aumento della sopravvivenza con la radioterapia di salvataggio mentre l’associazione di radioterapia e terapia ormonale non sembra portare a benefici aggiuntivi. Ma il dato richiede conferme da parte di RCT ad hoc.
Ressa: E se l'aumento del PSA si verifica dopo trattamento radioterapico?
Rossi: La terapia è ancora una volta la soppressione androgenica. Solo in casi MOLTO selezionati si può scegliere la prostatectomia di salvataggio (Gleason < 8, PSA < 10, non metastasi a distanza, aspettativa di vita > 10 anni, malattia confinata alla prostata). Comunque le linee guida del NCCN propongono, in caso di recidiva biochimica, sia dopo chirurgia che dopo RT, anche la vigile attesa come scelta alternativa.
Ressa: Rimane ancora qualcosa da dire?
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