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Cancro della prostata
Inserito il 26 febbraio 2006 alle 19:18:00 da R. Rossi. | stampa in pdf | Commenta questo capitolo | Consulta il tutorial pdf su come navigare il manuale al meglio
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Ressa:
Nel 2003 ho scoperto 8 cancri della prostata, solo a uno ho sconsigliato vivamente la terapia chirurgica pesche, per le sue numerose patologie non sarebbe, probabilmente, uscito vivo dalla sala operatoria.
Tutti gli altri hanno scelto la prostatectomia, anche gli ultrasettantenni, su nessuno di loro ha fatto presa il discorso: “stiamo in vigile attesa”.
Un cinquantenne, nuovo paziente, romagnolo sanguigno,con un’anamnesi positiva per k prostatico nel padre, ha esclamato “C****, alla prima visita che mi fai mi scopri un cancher!”. Adesso va avanti con vasodilatatori per un’impotenza post-chirurgica.
Non penso che nessun 50 enne possa campare serenamente con la tattica della vigile attesa, quelli che mi hanno stupito sono gli ultra 70 enni che, senza esitare si sono sottoposti ad un intervento di 4 ore senza fiatare, uno di essi addirittura con anestesia spinale.
Ovviamente dicono in giro che ho salvato loro la pelle; io mi schermisco dicendo che non so quale di loro sarebbe morto per quel cancro e che su 17 prostatectomie ben 16 sono inutili.
Niente! Nessuno ha cambiato idea: “Il dottor Ressa mi ha salvato la vita!”.

Rossi:
Io attualmente ho "solo" 4 pazienti con cancro prostatico: un cinquantacinquenne a cui è stato scoperto per un dosaggio del PSA e che è stato sottoposto a prostatectomia radicale, un settantaquattrenne che ha preferito sottoporsi a radioterapia e due ottantenni a cui il tumore è stato riscontrato in seguito all'esame dei frustoli tissutali prelevati dopo intervento di TURP (uno è in terapia ormonale mentre un altro, con valori di PSA inferiori a 1, del tutto asintomatico, viene tenuto in vigile attesa).
Per ritornare alla prostatectomia, questa può avere una mortalità operatoria variabile a seconda delle casistiche dallo 0,5% all’1% (fino al 2% nei soggetti > 75 anni).
Può comportare complicanze a carico della sfera sessuale, soprattutto disfunzione erettile che attualmente risulta meno frequente grazie alla tecnica chirurgica che tende a salvaguardare le fibre nervose (cosiddetta nerve-sparing radical prostatectomy). In genere dal 60% all'80% dei casi recupera la funzione sessuale in media dopo 9 mesi, ma il disturbo può persistere anche per due anni ( JAMA. 2005 Jun 1; 293:2648-2653).
 
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