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Le vertigini |
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Ressa: Sarà bene ricordare altre forme di vertigine che è necessario tenere a mente, in alcuni casi espressione di patologia grave.
Rossi: L'esordio di una sindrome vertiginosa acuta con vomito, nistagmo e atassia può essere il segno iniziale di un infarto cerebellare o del tronco encefalico; in questi casi la TAC può non essere diagnostica perché il tronco encefalico viene male evidenziato con questa tecnica mentre le lesioni ischemiche sono meglio visibili con la RMN. Una vertigine ad andamento cronico e di lieve-media entità può essere la spia di un processo espansivo cerebrale, di solito a carico della fossa cranica posteriore, di una sclerosi multipla (la vertigine è il sintomo iniziale nel 10% dei casi), di un neurinoma del nervo acustico (generalmente la vertigine è associata a ipoacusia e acufeni monolaterali).
Ressa: E la famosissima sindrome di Menière?
Rossi: La sindrome di Menière è una patologia periferica molto enfatizzata nei trattati ma per fortuna rara, caratterizzata da intense vertigini ricorrenti associate a ipoacusia progressiva e acufeni. E' causata da una dilatazione del labirinto membranoso (idrope endolinfatica). Gli accessi di vertigine durano da poche ore fino a 24 ore e si esauriscono spontaneamente, associati a nausea e vomito. La terapia può essere medica a scopo sintomatico (scopolamina transdermica, antistaminici come la betaistina, diazepam) oppure chirurgica (neurectomia vestibolare, drenaggio del sacco endolinfatico, labirintectomia se la vertigine è particolarmente invalidante e l'udito molto scaduto). Sono stati proposti anche i diuretici e la dieta iposodica con lo scopo di ridurre l'idrope.
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