Rossi: Anzitutto esercizi di rinforzo del pavimento pelvico secondo la tecnica di Kegel, associati o meno a bio-feedback, in modo da migliorare l'abilità della paziente a contrarre la muscolatura pelvica. Esistono poi dei "devices" intravaginali di supporto che però richiedono una certa abilità per essere inseriti e possono essere usati temporaneamente dalle donne che lamentano incontinenza durante attività fisica. Sono stati proposti anche dei pessari temporanei o definitivi da usare nei non responders ad altre terapie ma che possono causare infezioni o ulcerazioni vaginali. Sono stati proposti anche dei "plugs" cioè una specie di tamponi uretrali usati in occasione di attività fisiche; anche questi richiedono una certa abilità manuale...
Ressa: Bah, non mi sembrano strumenti molto pratici...
Rossi: In effetti non sono il massimo. Pensa che è stata proposta anche una sedia, approvata dalla FDA, che emette un campo magnetico a bassa intensità, sulla quale il paziente si accomoda per circa 20 minuti. Il ciclo è di 2 sedute allasettimana per 8 settimane. Si usa nei casi di incontinenza da sforzo lieve e non complicata e che non sia mai stata trattata chirurgicamente.
Ressa: Farmaci?
Rossi: Non ci sono farmaci attualmente raccomandati per l'incontinenza da sforzo. Gli anticolinergici non sono efficaci. Gli agonisti alfa adrenergici non possiedono buone evidenze di efficacia. Gli estrogeni non si sono dimostrati utili in una meta-analisi peraltro non recente. La FDA sta attualmente valutando la duloxetina, un inibitore del reuptake della serotinina e della norepinefrina e così aumenta la disponibilità di questi due mediatori a livello del midollo spinale aumentando l'attività dei nervi pudendi. In alcuni studi ha dimostrato di ridurre gli episodi di incontinenza da sforzo più del placebo (54-64% vs 40%). Staremo a vedere. Alcuni pazienti potrebbero giovarsi della pseudoefedrina, ma anche in questo caso di tratta di un trattamento non approvato per questa indicazione.