Ressa: La clinica, la clinica! Curiamo organismi complessi, non parametri!
Rossi: Eh, caro Ressa, vedi che in questo caso solo lo studio randomizzato e controllato ha permesso di dimostrare che il trattamento era pericoloso mentre se ci fossimo basati solo sull’osservazione dell'ECG che noi possiamo fare sul singolo malato avremmo giurato su una montagna di bibbie che l'antiaritmico era efficace. Quindi importante la clinica sul singolo e importanti gli RCT: le due cose non sono in contraddizione. Ultimi punti che rimangono da valutare: qual è il numero di pazienti arruolati e qual è la durata dello studio? E' intuitivo che tanto più numeroso è il campione arruolato e tanto più lungo il follow-up tanto più i risultati sono robusti.
Ressa: D'accordo. Passiamo gli studi osservazionali.
Rossi: Abbiamo visto che gli studi osservazionali sono caratterizzati dal fatto che i ricercatori si limitano a "osservare" quello che succede nella realtà, senza intervenire nel somministrare attivamente un trattamento e nel dividere in modo randomizzato i gruppi. Anche in questo tipo di studi può esistere un gruppo di controllo (e allora si parla di studi osservazionali controllati) o può non esistere (studi osservazionali non controllati). I primi sono senz'altro i più comuni, ma in nessun caso la suddivisione dei gruppi avviene con metodica randomizzata. Questo fa si che in questi studi si verifichi uno sbilanciamento nella selezione del campione, che in gergo tecnico viene detto bias di selezione.
Ressa: Calma, calma. Qui cominci ad andare sul difficile...